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Dicono che lui ed Hemingway, in un certo senso, siano nati insieme. Lui ha sempre tenuto a precisare che quando Hemingway iniziò a scrivere, lui iniziò a succhiare i capezzoli di sua madre. Nessuno ha mai riso alle sue battute. 
Settant'anni dopo. Ernest è già morto da un pezzo, si è sparato un colpo in fronte una mattina di luglio, probabilmente non riusciva a reggere il caldo torrido di Ketchum, lui, invece, ogni mattina si sveglia presto, una sigaretta, caffè corretto con latte e una fetta biscottata al grano integrale. Tonifica l'organismo e lentamente, un giorno dopo l'altro, occlude le sue vene. Quando era piccolo rimase affascinato dalla figura di Napoleone Bonaparte, la maestra gli ripeteva sempre che era morto da poco più di un secolo, era ancora storia recente e dovevano ammirare un così grande uomo, capace di sottometere al suo volere l'intera Europa. Gli parlava sempre anche di un altro grande uomo, che su di lui aveva scritto una bella poesia, un'ode, ma non è mai riuscito a ricordarsene il nome. Pensò che probabilmente fosse quel signore sulla quarantina che ogni giorno veniva a prendere la maestra all'uscita da scuola e che con fare dignitoso e abiti d'altri tempi la accompagnava fino alla macchina e l'aiutava a salirvi. Miller, questo è il nome del nostro uomo, del nostro vecchio, dopo aver fatto colazione guarda sempre la televisione: qualche format di scarso interesse culturale, in attesa che si sveglino i suoi compari d'avventure quotidiane sul verde manto. Ma non ricorda mai, fino all'ora di pranzo, quando la bella Betsy lo aiuta a prendere le sue pillole, che i suoi amici non ci sono più da tempo. Ah, la demenza senile, dicono sia alzheimer, lui dice che è solo un po' stanco e ogni tanto si dimentica le cose, niente di grave. Come quella volta in cui si avventurò verso l'ospizio dove era alloggiata la sua Mary, salvo ricordarsi a metà del cammino che la sua Mary non c'era più da dieci anni. Ormai era tardi per voltarsi, decise che era buona idea prendere una tazza di caffè e una ciambella. Di quelle con sopra la glassa al cioccolato, però. Nonostante il diabete, nonostante tutto, ogni tanto poteva anche premiarsi, soprattutto per lo sforzo mnemonico compiuto. I due poliziotti che quella mattina percorrevano l'Interstate 65 non vollero sentire ragioni, lo riportarono immediatamente a casa. Betsy era arrivata quaranta minuti e non trovandolo si era preoccupata. Una lunga, quasi interminabile digressione, per tornare poi al momento in cui Miller si decide ad aprire la valvola del gas. Betsy non è ancora arrivata, mancano due ore al suo arrivo, ha tutto il tempo di fare un bagno caldo prima che arrivi quella stronza. Lui la odia, sta sempre a toccarlo, a mettergli le mani addosso: -Signor Miller, si sieda. Signor Miller, beva un po' della sua tisana. Signor Miller, è pronto in tavola. Signor Miller, le sue pillole.
Signor Miller, signor Miller, signor Miller. Vaffanculo al signor Miller. E vaffanculo pure tu Betsy, hai quarantatre anni, trovati un uomo, va bene anche un boscaiolo dal cuore di legno e le mani di ferro, basta che tu la smetta di passare le notti da sola. E così Miller, l'apposizione la risparmiamo, raggiunge la camera da letto e poggia sulla cassettiera una banconota da 100 dollari, il suo orologio da taschino e dei finti occhiali da lettura (li ha sempre adorati). Poi raggiunge il bagno, mentre la vasca si riempie di acqua calda lui inizia a denudarsi. Via la camicia di flanella beige, via i pantaloni marroni, via i mocassini. Via anche la canottiera e le calze. Prima di toglier via anche i calzoni, Miller si guarda un'ultima volta allo specchio, si accarezza il viso, pensa alla sua Mary, cinquant'anni prima, spera in un ultimo sussulto del suo membro, ma non c'è niente da fare. Così toglie vie anche quelli e si immerge nella vasca. L'acqua è calda al punto giusto, versa del bagnoschiuma e va giù fino al collo.
"Signor Miller?! Signor Miller?! C'è uno strano odore, Signor Miller, ha per caso provato a cucinare?"
Ma Miller non risponde, è immerso nella vasca. Dorme. Betsy lo trova in bagno, pensa abbia avuto un attacco di cuore e mentre con una mano si tappa il naso, perché non ha ancora avuto il tempo di aprire le finestre da quando è entrata, con l'altra lo tocca sulla spalla destra.
Miller si risveglia, la guarda dritta negli occhi, lei si dirige verso la finestra, subito di fianco alla vasca, lui estrae il braccio sinistro dall'acqua e la ferma: -Betsy, tesoro, mi presteresti l'accendino?
Lei fa spallucce, lui poggia la sigaretta alle labbra e accende. Più niente.
In tv, quella sera, al telegiornale locale parlano di uno sfortunato incidente che ha ucciso Miller Edmonds, di anni settantuno, e Betsy Hall, di anni quarantatre.
Quella stessa sera, un paio d'ore più tardi, un giovane musicista di appena ventitre anni, David Campbell, da tutti conosciuto soltanto come Beck, dedica al signor Miller il suo primo concerto.
E inizia con Fucked up blues.

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