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“Che differenza c’è tra un uomo e una donna?”
“L’uomo è quello che porta a casa il pane, la donna è quella che lo mette in tavola affettato.”
Ogni loro conversazione iniziava sempre con dialoghi minimali, così sciocchi.
Si guardavano per un paio di minuti, scrutando l’uno le pupille dell’altro, alla ricerca di un’indecisione e poi, quando la notavano, trovavano il coraggio per parlare e rompere il ghiaccio.
“Una giornata bella dura di più di una brutta?”
“Dipende, se quella bella è piena di momenti indimenticabili allora dura di meno, se invece la consideri bella soltanto per un singolo avvenimento allora avrà la stessa durata di una giornata brutta. A meno che la giornata brutta non sia costituita da una serie di avvenimenti indimenticabilmente brutti. E in quel caso la giornata brutta durerebbe molto di più.”
“Forse forse hai ragione sai?!”
Il loro rapporto era particolare, quello che sapevano con certezza era che semplicemente stavano bene insieme.
Semplicemente, era già un gran passo avanti rispetto alla media. Ma si guardavano bene dall’esternarlo troppo.
Era strano vederli l’uno senza l’altro e succedeva raramente, molto spesso perché uno dei due era impossibilitato ad uscire.
Non c’era mai una sola pinta di birra sul bancone. O due o nessuna.
“La palingenetica rappresentazione dell’io, per te, può convivere con l’idea platonica della filosofia?”
“E certo, pensa che Platone è stato allievo di Socrate, e già questo la dice lunga, se poi ci aggiungiamo il fatto che è uno dei più importanti pensatori di tutti i tempi se ne deduce che la sua idea deve per forza di cose essere in accordo con quella data rappresentazione dell’io”.
Lui era strano, non era raro vederlo vestito con un qualche pantalone kitsch o una maglia troppo scollata, l’altro era invece più casto, pacato, sensibile. Pensieri diversi convergevano in unico desiderio.
“Mi ami?”
“Dipende...”

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