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Quando era piccolo gli ripetavano sempre che, oltre a portare il nome di suo nonno, portava anche quello di un grande uomo, che per buona parte dell'umanità ha significato molto.
Mandy, così lo conosce il popolo della notte, ha ventiquattro anni, le labbra sottili e una folta parrucca biondo platino che lui è solito dire siano i suoi capelli naturali. Gambe sottili, esili, da donna, proprio come dovrebbero essere. Un sedere piccolo, asciutto, ha sempre pensato che è meglio sia piccolo e non prosperoso. Se il signore voleva dargli un fondoschiena prosperoso l'avrebbe fatto nascere in Brasile o gli avrebbe dato i soldi per una qualche strana operazione chirurgica.
Villa Borghese, da mezzanotte in poi, è il suo regno. Nessuno si sognerebbe mai di chiamarlo col suo vero nome, lì. Anche perché è Mandy, il suo vero nome.
Quando era piccolo voleva fare l'archeologo, scoprire tesori dimenticati dal tempo, inseguire sogni e avventure in giro per il mondo, credersi un po' Indiana Jones e un po' il protagonista di un romanzo di Salgari. E invece, l'unica cosa che gli riesce di scoprire è l'ennesima erezione. Venti euro e il pasto è servito, quaranta, se non vogliono il guanto. Cinquanta e l'angolo retto non fa più paura, almeno così dicono. A Mandy non ha mai fatto paura, a undici anni giocava con le cuginette: l'ora del té con le Barbie, lui controllava sempre Ken, che per quanto possa risultare un bell'uomo, plastico e muscoloso, rimane pur sempre asessuato. E insieme al Ken privo di organi genitali se n'è andata l'adolescenza, in un paesino in provincia di Canicattì, come se Canicattì fosse provincia verrebbe da dire. Ma per lui lo era. Don Ciccio Giordano, l'accademia del Parnaso, le corse in piazza, la festa del 3 maggio per il crocifisso dell'ignoto autore. La Sicilia, Mandy, l'ha completamente dimenticata una volta giunto a Roma. Libertà sessuale, rivoluzione. Evoluzione. Quasi fosse il suo di sessantotto, a distanza di quasi quarant'anni.
Ama John Fante, Arturo Bandini, il duro dal cuore ancora più duro, il suo citare ostinatamente Carlo Marx, e non sia detto mai che non lo si italianizzi, e Nietzsche. Velleità.
Dicono suo nonno minacciò di buttarsi da un palazzo in costruzione, se non gli avessero dato il suo stesso nome. Del resto è il primo dei nipoti maschi, avuto dal primo dei suoi figli maschi, perché non avrebbe dovuto chiamarsi come lui, rimane un mistero. Eppure, ora, non credo che sarebbe molto contento di aver lo stesso nome di un nipote che il culo lo vende, lo usa per lavorare, per pagarsi le uscite un sabato ogni due settimane. Se sua madre, Concetta, sapesse, si toglierebbe la vita. Sua sorella, che invece già sa, ha smesso di rivolgergli la parola. E il povero padre, dall'altro dei cieli, non se ne cura affatto.
Mandy, durante il giorno lavora in un call center per quattrocento euro nette al mese, il minimo indispensabile a pagare una doppia a Piazza Bologna e farsi avanzare qualcosa per fare la spesa. Mandy fornisce assistenza a tutti i disadattati della comunicazione, quando risponde ad una chiamata esordisce sempre con: -Salve, sono Pietro, come posso aiutarla?

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